America Oggi

3 Maggio 2004

 

Mentre in Italia ha suscitato grandi clamori e forti polemiche l’approvazione della legge sulla fecondazione assistita, sono passati (forse volutamente) sotto silenzio due provvedimenti legislativi votati negli scorsi mesi dal Congresso Americano. Si tratta rispettivamente del “Partial-Birth Abortion Ban Act”, firmato dal Presidente Bush lo scorso 5.11.2003 e del “Unborn Victims of Violence Act of 2004”, entrato in vigore il primo aprile di quest’anno.

Per effetto di quest’ultima legge l’aggressore di una donna in stato di gravidanza, risponderà di duplice reato nei confronti sia della madre sia del nascituro. La novità più rilevante risiede tuttavia nel fatto che con tale provvedimento legislativo si viene a riconoscere al feto lo status giuridico di persona sin dal concepimento, poiché, secondo il legislatore statunitense, il termine: “unborn child” significa un bambino in utero, ed il termine “bambino in utero”, o ”bambino, che è nell’utero”, significa un membro della specie homo sapiens, in ogni stadio dello sviluppo, che si trova nel grembo”.

Detta legge trova il suo ingresso nel sistema legislativo federale americano subito dopo la proibizione del cd. “aborto a nascita parziale”; provvedimento che, pur essendo già stato approvato dal Congresso in due precedenti occasioni, aveva incontrato il veto dell’ex presidente Clinton.

L’aborto a nascita parziale risulta essere un sistema abortivo ad uno stadio avanzato della gravidanza (compreso tra il 5 ed il 6 mese) ampiamente praticato negli Stati Uniti, che prevede l’estrazione podalica del feto sino all’altezza della nuca, ove viene infilato un catetere per aspirare il cervello del feto (la testa del bambino viene infatti fatta permanere nel canale vaginale della donna proprio per evitare la nascita vera e propria). Chi compie tale pratica abortiva è dunque ora punibile con una pena sino a due anni di reclusione.

L’entrata in vigore di tali due leggi (fortemente osteggiate; il candidato dei democratici Kerry, ad esempio, ha votato contro l’introduzione della prima) pone per l’ ennesima volta alla nostra ragione ed al nostro cuore, la sfida al riconoscimento ultimo della verità naturale: l’embrione, sin dal suo concepimento è un essere umano, un nuovo essere, unico e irripetibile.

La vita di tale nuovo essere non può essere oggetto, come accade nel nostro Paese a riguardo della polemica sulla legge sulla fecondazione assistita, di mercanteggiamenti politici o di filosofie bioetiche che ammantate di un falso progressismo di facciata ricordano tragiche ideologie eugenetiche.

Che un governo assuma tali provvedimenti ci ricorda ancora una volta come la nostra scelta non può che essere con chi difende, talvolta sbagliando, la libertà dell’uomo schierandosi per la vita e non per la morte.

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