Andare a nozze

26 Aprile 2005

Segnaliamo a tutti l’editoriale di G. Ferrara dal titolo “Andare a nozze” apparso sull’edizione de “il Foglio” del 23.4.2005, di cui riportiamo il testo integrale.

Il Foglio 23.4.2005

“Andare a nozze”

Non fatevi ingannare, non equivocate. Il matrimonio omosessuale varato in Spagna, con diritto di adozione e presto di fecondazione artificiale eterologa per le coppie dello stesso sesso, non è l’espressione di un diritto negato a una minoranza.

Questa è la versione banale e furba del problema.

Con una seria e responsabile legislazione sulle convivenze di fatto, questi diritti sarebbero assicurati nel rispetto delle differenze, che quella legge assurda e almodovariana, dispotica e giacobina, cancella del tutto. La totale equiparazione del matrimonio civile eterosessuale e di quello omosessuale, con la cancellazione dei termini e dei concetti di padre e madre, marito e moglie, considerati discriminatori e sostituiti da “coniugi” e “genitori”, è la obliterazione come un biglietto usato del matrimonio tradizionale e di ciò che esso rappresenta e ha rappresentato nella storia dell’umanità. E’ un atto scenico d’ingresso nel mondo nuovo in cui tutto è relativo, la natura e la civiltà, un mondo fatto per estendere a piacimento il crisma del diritto individuale come sostituto di ogni responsabilità verso la storia, la tradizione, la cultura, il linguaggio dei tempi. E’ una tabula rasa, come la Festa della Dea Ragione, è la solita ghigliottina moderna travestita da semplice avanzamento e progresso, da riforma sociale.

E’ la consacrazione dell’idea che il diritto precede la ragione e la natura, che in termini di diritto sancito da una maggioranza si può fare tutto quel che si vuole, si può volere tutto quel che si può.

E’ una ardita schifezza.

Perfino il più radicale liberale del Novecento, Isaiah Berlin, terminando il suo saggio oxfordiano sui “due concetti di libertà” osservava: “La misura della libertà di una persona, o di un popolo, di scegliere una vita conforme ai propri desideri, deve essere valutata mettendola a confronto con molti altri valori”. Il vero laicismo liberale punta a valorizzare le differenze, che i sistemi e le società chiuse annullano o con l’assolutismo dei valori o con la dittatura del relativismo (il peggiore degli assolutismi).

Questa legge rende insignificanti il racconto di Adamo ed Eva e tutta la narrazione civile, politica e letteraria intorno a quel momento della coscienza umana che è la propagazione della specie. E’ una riforma ideologica, che non tocca i credenti, muniti dello strumento del matrimonio religioso, ma la comunità dei laici, cui viene imposto un modello unico dispotico di alleanza famigliare. E’ una riforma democratico- autoritaria mascherata da avanzamento libertario, una norma che nega ai figli il diritto di essere generati da un uomo e da una donna o di essere affettivamente accuditi dai due tronconi dell’umanità, dalle due metà del cielo. E’ la prefigurazione di una società indifferente a tutto ad eccezione del desiderio che codifica, impone, e delegittima il sentimento dell’unione coniugale nell’unica forma logica possibile.

L’omofobia è orrore, l’uniformità è orrore

Ripetiamo. L’omofobia è puro orrore. La negazione di diritti civili è insania. Ma la equiparazione dei due tipi di matrimonio, attraverso una modesta riforma del codice civile, e un insulto al linguaggio istituzionale dell’amore sacro e profano, porta con sé il comico, il grottesco e la sciatteria del peggior equivoco. Ama e fa’ quel che vuoi, diceva Sant’Agostino. Vivi e lascia vivere, dice il detto popolare. Ma un sistema legale che decide la modifica a maggioranza dell’istituto del matrimonio, contraffacendone la forma e la sostanza, non solo è poco fantasioso, non sa inventare le diverse forme di vita pubblica adatte alle sacrosante differenze private, fa di peggio: impone l’uniformità sotto specie di progresso, abbatte il rispetto laico e religioso ad un tempo per natura e ragione. Collegate questa norma al resto, e abbiate paura.

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