ANNO GIUDIZIARIO 2001: UN NUOVO INIZIO

 

E’ sotto gli occhi di tutti la grave situazione di crisi nella quale versa il sistema giudiziario in Italia. E così, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2001, tutti hanno detto che occorre fare il massimo sforzo per recuperare efficienza e per risolvere in particolare il problema della eccessiva lentezza dei processi.
Davanti ai riflettori qualcuno non ha saputo resistere alla tentazione di mettersi in luce, alimentando le polemiche sul rapporto tra magistratura e politica e facendo crescere il timore che la giustizia possa essere usata come un grimaldello da puntare contro il nemico (di turno).
Anche a noi sta a cuore l’efficienza, ed in particolare la necessità di ridurre il più possibile la durata dei processi. Ma siamo anche profondamente convinti che il primo dovere di tutti sia quello di rispettare la totalità dei fattori in gioco, compresa la diversità dei ruoli e delle funzioni tra i diversi poteri dello Stato.
Siamo convinti infatti che nessun valore può affermarsi a scapito di un altro valore e che la magistratura deve fare la sua parte, senza invadere il terreno della politica. E così, la celerità dei processi è certamente un valore da perseguire, ma non a scapito della ricerca della verità e del rispetto dei diritti naturali della persona, a cominciare dal diritto inviolabile di difesa; chi ricopre importanti incarichi nell’ambito della magistratura ha certamente il diritto di esprimere le proprie opinioni ma nel contempo ha il dovere anche di rispettare il ruolo e le funzioni di chi (piaccia o non piaccia) è stato democraticamente eletto da milioni di cittadini per ricoprire importanti incarichi politici e istituzionali.
Il rispetto della totalità dei fattori in gioco è possibile soltanto a partire da una affermazione chiara e certa di un senso della vita umana e di un destino (maiuscolo o minuscolo) comune a tutti: a colui che giudica e a colui che deve essere giudicato, a colui che sostiene l’accusa e a colui che si incarica della difesa, all’attore e al convenuto, al magistrato e al politico.
E’ qui dove affondano le radici la dignità della persona ed il benessere del popolo al quale tutti apparteniamo. Ed è solo da qui che può nascere anche una autentica riforma del nostro sistema giudiziario.

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