Appello per la riforma della professione forense

25 Novembre 2006

 

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Dopo il “decreto Bersani”, il Governo sembra finalmente intenzionato ad avviare la riforma delle professioni intellettuali.

Alla proposta di legge delega avanzata a novembre dal Ministero della Giustizia va certamente attribuito il merito di non aver condiviso il disegno di una generalizzata liberalizzazione delle professioni, sostenuta da più parti.

Resta la preoccupazione che il dichiarato obiettivo di “perseguire una tendenziale uniformità della disciplina” faccia passare in secondo piano la specificità delle singole professioni e non tenga conto dell’esigenza di fornire adeguata tutela agli interessi pubblici connessi all’esercizio di alcune di esse.

 

E’ il caso, in particolare, della professione forense.

 

Una efficace riforma della legge professionale forense deve muovere necessariamente dalla considerazione che l’avvocato è chiamato a svolgere all’interno del sistema giustizia un ruolo sociale di garanzia di diritti ed interessi costituzionalmente garantiti: libertà, lavoro, famiglia, patrimonio, rapporto con la Pubblica Amministrazione.

La libertà di scelta da parte del cliente deve essere certamente garantita; ma nel contempo deve essere garantito anche l’affidamento che il cliente ripone sulla qualità e sulla correttezza della prestazione professionale del suo avvocato.

Il cittadino che affida all’avvocato la cura dei propri primari interessi non sempre è in grado di apprezzarne l’operato e di valutare adeguatamente l’efficacia e il valore della prestazione. Le misure contenute nel “decreto Bersani” vorrebbero rimettere esclusivamente al mercato e ai cittadini la valutazione sulla qualità complessiva della prestazione dell’avvocato. Se si proseguisse in questa direzione si favorirebbe una progressiva dequalificazione dell’avvocatura, aumentando il rischio per i cittadini di imbattersi in professionisti non in grado di assicurare un adeguato livello di competenza e, nei casi peggiori, pronti ad approfittare del loro bisogno.

 

Per combattere questi fenomeni degenerativi della professione forense in atto nel nostro Paese, anche a causa dell’ingente numero di giovani che si affacciano alla professione in mancanza di altre occupazioni (come se si trattasse di un ripiego), sono indispensabili interventi legislativi che favoriscano una maggiore qualità degli avvocati a garanzia dei cittadini e della buona amministrazione della giustizia (di cui l’avvocato è parte necessaria).

 

È urgente la riforma della legge professionale ed è necessaria una riforma che sappia tener conto dell’importanza e della delicatezza del compito dell’avvocatura.

 

Riteniamo punti essenziali della riforma:

 

1)     L’ACCESSO ALLA PROFESSIONE

 

–  Deve essere garantito un periodo di formazione costituito dallo svolgimento della pratica e dalla frequenza obbligatoria di corsi di formazione.

–  Deve essere operata una reale selezione prima del periodo di formazione (non è serio selezionare alla fine del percorso formativo, creando l’illusione di poter accedere alla professione ed eliminando di fatto la possibilità di sbocchi lavorativi alternativi): si introduca un esame di preselezione per l’accesso ai corsi di formazione obbligatori – meglio se attraverso test a risposta multipla e a correzione informatizzata, che garantiscano l’omogeneità dei risultati a livello nazionale – e l’esame di abilitazione finale sia la verifica del percorso formativo.

–  Venga, inoltre, introdotto l’obbligo di corrispondere un equo compenso al praticante al fine di indurre l’avvocato a considerare il tirocinante come una risorsa su cui investire.

 

2)     LA FORMAZIONE PERMANENTE

 

Altrettanto importante – per garantire al cliente la competenza del professionista – è l’introduzione dell’obbligo di formazione e aggiornamento permanente per gli avvocati (obbligo già presente da anni per altre categorie professionali).

Formazione che potrà essere svolta dai Consigli dell’Ordine avvalendosi di enti e associazioni forensi accreditate.

 

3)     I CONSIGLI DELL’ORDINE

 

È necessaria altresì una riforma dei Consigli dell’Ordine degli Avvocati per adeguarli alla mutata situazione in cui versa la professione forense, che garantisca un più efficace controllo sull’osservanza dei doveri professionali e sullo svolgimento della pratica.

 

Se non si arriverà rapidamente alla riforma della professione forense, con maggiore qualificazione degli avvocati e selezione degli accessi, l’alternativa sarà – come in parte già è – un mercato “selvaggio” con le citate gravi ripercussioni per i cittadini e per il sistema giustizia.

 

* * * *

 

PERTANTO, LA LIBERA ASSOCIAZIONE FORENSE:

 

Chiede che il Parlamento, il Governo, gli organismi di rappresentanza dell’avvocatura, i consigli dell’ordine e le associazioni forensi si attivino con decisione per sostenere e varare in tempi brevi una riforma della professione forense che recepisca i richiamati principi;

 

PROMUOVE UNA CAMPAGNA DI ADESIONE AL PRESENTE APPELLO ATTRAVERSO UNA RACCOLTA DI FIRME PRESSO TUTTI GLI OPERATORI DEL MONDO DELLA GIUSTIZIA, I RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI E DELLA SOCIETÀ CIVILE, DA PRESENTARE AL PARLAMENTO E AL GOVERNO;

 

RICHIAMA TUTTA L’AVVOCATURA AL SENSO DI RESPONSABILITÀ VERSO L’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE COME CONTRIBUTO FONDAMENTALE ALLA CONVIVENZA SOCIALE E ALLA COSTRUZIONE DEL BENE COMUNE.

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