L’ingiustizia nei calendari (sospesi) dei concorsi di magistratura e da avvocato

Egregio Ministro Bonafede,

mi chiamo Anna, ho 27 anni e da circa un anno e mezzo sto studiando per la preparazione del concorso di magistratura. Le scrivo col desiderio di raccontarle la scoperta della fecondità di questo tempo così strano e di esprimerle le esigenze che dallo stesso stanno emergendo. Come saprà questo percorso è lungo e accidentato, capace di temprare la resistenza e la fermezza delle persone che vi si accingono. Il mio desiderio innato di scoprire cosa sia la giustizia, maturato e cresciuto tramite lo studio della letteratura greca e latina del liceo classico, mi ha portato sulla strada su cui ora mi trovo. Mi sono laureata all’Università Cattolica di Milano nell’aprile 2018 e qualche giorno dopo ho cominciato il tirocinio di diciotto mesi presso la Corte di Appello di Milano, affiancando un giudice di una statura umana e professionale eccezionale. In quei diciotto mesi, potendo osservare da vicino il mestiere del giudice, ho scoperto di voler davvero fare quel mestiere. È stata infatti l’occasione per scoprire che la risposta a cosa sia la giustizia non può essere rinvenuta in un’ideologia preconcetta, ma deve passare dal realismo del bilanciamento dei fattori in gioco in una determinata vicenda, scoprendo così, che la giustizia è l’ideale a cui ogni contraddizione umana tende continuamente.

E ora, mentre le scrivo, guardando fuori dalla finestra questa domenica soleggiata, mi trovo in casa a fare i conti ogni giorno con questa domanda: il desiderio che ho di fare questo mestiere, il gusto che ho provato in quei mesi di tirocinio, valgono la fatica di questa attesa che, ora più che mai, sembra infinita?

Mi sembra importante farle sapere che la risposta a questa domanda, che inevitabilmente risuona ogni giorno quando ci si alza la mattina presto per continuare questa battaglia e persistere nelle lunghe ore di studio passate in solitudine, è sì. Questa è la risposta anche di alcuni amici e colleghi impegnati sullo stesso percorso, con i quali in questi giorni silenziosi mi continuo a confrontare. Rispondo che sì, vale la pena permanere su questa strada, ma bisogna capire il perché. Se io ogni giorno non sperimentassi, quando apro quei libri infiniti di penale, civile e amministrativo, un gusto nello studiare, un entusiasmo per come la ragione viene invitata ad aprirsi e a conoscere il mondo e l’uomo, mi sarei già fermata di fronte all’assoluta incertezza che ci avvolge. L’adesione che non si stanca mai a questo tipo di percorso, infatti, o è sostenuta da una passione vera alla conoscenza, oppure si interrompe. Ma questa scoperta, questa dedizione continua allo studio di cui le mie giornate sono fatte da ormai molto tempo, ha dentro qualcosa che ancora non ho detto: il desiderio di scoprire il mio posto nel mondo, l’esigenza di capire come anche io posso contribuire alla costruzione del bene comune che tutti cerchiamo.

Dunque, io le chiedo e chiedo ai politici che stanno guidando il Paese in questo tempo così duro: vi interessa coltivare questa aspirazione di noi giovani? Perché non si può pensare che la crescita e, ad oggi, direi la rinascita di un Paese, non passi attraverso la scommessa su questo desiderio che ci muove. Certamente dentro questa affermazione che faccio vi è piena coscienza della situazione emergenziale in cui ci troviamo, in cui le uniche risposte da dare sembrano essere quelle legate alla salute ed alla sicurezza. Ma nessuno in questa fase 2 tanto proclamata, si è soffermato nemmeno per un istante a riflettere sulla condizione di chi, come noi, lavora e studia da due anni senza prendere nemmeno uno stipendio, mantenuto dalla propria famiglia, spesso in difficoltà economica, perseguendo però con fedeltà l’ideale di servire la società impastandosi nella ricerca della giustizia. Non è forse la persona il primo luogo per la costruzione di un Paese? Ecco, dunque, io credo che ora dobbiate guardare anche a chi, questa società, la sostiene con questo sacrificio operoso.

Ma ecco la cruna dell’ago: per ciò che concerne lo scritto di magistratura 2020 abbiamo aspettato notizie dal Ministero. La data inizialmente prevista per la fissazione del calendario delle prove era il 27 Marzo, è stata poi rimandata al successivo 24 Aprile. Il 24 Aprile la risposta è stata: “daremo la risposta il 24 luglio”, non una parola di meno non una di più.

Aspettare fino al 24 di luglio per sapere, (ma visti i rimandi senza spiegazione, si dubita), quando sarà questo concorso, significa essere nell’impossibilità di capire come spendere il proprio tempo. In questa opacità e mancanza di trasparenza circa lo svolgimento del concorso, le uniche voci su cui fare affidamento sono quelle di alcune piattaforme social, secondo le quali il concorso di magistratura dovrebbe svolgersi a fine novembre 2020.

Come migliaia di altri ragazzi, e come di prassi, ho fatto lo scritto di avvocato a Milano a dicembre 2019 ma anche su questo fronte non si sa nulla di certo, perché ufficialmente non ci è stato detto nulla. Tutto tace. L’unica notizia, arrivata solo qualche giorno fa, è paradossale: riprenderanno le correzioni in via telematica e gli orali cominceranno a partire da ottobre. Beh, era ora… ma mi permetta di dire che la annunciata soluzione di effettuare le correzioni degli scritti dell’esame di avvocato tramite gli strumenti che la tecnologia ci offre, non ci era sembrata così fantascientifica e non immaginavamo che richiedesse un iter così lungo per formularla (da fine febbraio a metà maggio).

Ed ecco il cuore del problema: la collisione tra gli orali di Avvocato e lo scritto di Magistratura.

In questa prospettiva, io, come tanti altri che hanno messo il loro impegno in entrambe le strade, mi troverei a dover sostenere il concorso di magistratura a fine novembre e a metà dicembre – sulla base della lettera alfabetica estratta – l’orale di avvocato che, tra le materie comuni al concorso, ne ha solo una su sei. Qualora, infatti, si decidesse di fissare il diario delle prove del concorso di magistratura entro la fine dell’anno corrente e l’inizio degli orali di avvocato realmente ad ottobre, come lei certamente capirà, numerosi giovani si troverebbero a dover affrontare una mole di studio definibile solo come folle. Con l’aggravante che la possibilità di capire come barcamenarsi tra questi due esami ci verrà rivelato a sorpresa solo il 24 di luglio. Ora, lei capirà che con questo scenario –che potrebbe definirsi solo mostruoso- si ridicolizza il sacrificio economico, di tempo e fatica che questo tipo di percorsi ha comportato fino ad ora. Ma soprattutto, le chiedo, le sembra giusto? Non è uno sterile lamento per una situazione che, come detto in precedenza, ci ha trovato tutti impreparati. Ma ciò che voglio dirle, Ministro, è che non si può pensare a una riorganizzazione dei concorsi e della formazione giuridica senza che voi sappiate chi c’è dietro a quei numeri che ogni anno si presentano da tutta Italia per affrontare quelle prove e senza ascoltarne le esigenze.

In sintesi chiedo, io insieme a migliaia di giovani, di renderci partecipi delle possibilità che sono al vaglio del Ministero circa lo svolgimento del concorso di magistratura, perché la realtà vista solo da un lato è astratta, e di prendere in considerazione una soluzione per evitare la sovrapposizione del periodo di preparazione dell’orale di avvocato e del concorso di magistratura.

Spero e confido nel fatto che lei, Ministro della Giustizia, la abbia veramente a cuore, perché la giustizia prima che nelle aule di tribunale si gioca nel rapporto con un bisogno espresso.

Anna Fornasieri

Articolo pubblicato su il Corriere della Sera del 16 maggio 2020

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